La gestione dell’emergenza legata al Covid-19 ha cambiato molti aspetti della nostra vita, privata e lavorativa. Durante l’ultimo anno sono molte le aziende che si sono affidate al lavoro da remoto, telelavoro o smart working, come soluzione ideale per assicurare la business continuity. Tutt’ora, che non è possibile definire una data certa di conclusione della pandemia, si conferma l’utilizzo di una continua integrazione tra lavoro agile e in presenza. Ma come gestirla in termini di sicurezza sul lavoro?

Il lockdown di marzo 2020 ha evidenziato l’assenza di preparazione per molte aziende nell’affrontare il lavoro da remoto. Ad un anno di distanza, sono molti i dubbi legati al lavoro agile (o smart working), all’ideale work life balance che la “corsa al lavoro agile” non ha saputo adottare, e come questo si riflette sulla salute del lavoratore.

Quindi, per fare chiarezza sugli obblighi di legge legati alla salute e la sicurezza del lavoro agile abbiamo intervistato la nostra consulente esperta per la sicurezza sul lavoro Francesca Casadei, che ci ha fornito consigli utili su come organizzare e strutturare una corretta giornata di lavoro.

D: Per prima cosa, qual è la differenza tra smart working (o lavoro agile) e telelavoro?

F. Casadei: La definizione di lavoro agile lo ritroviamo nella Legge 81 del 2017. Lo smart working, o lavoro agile, è una modalità di lavoro subordinato che si basa su un accordo tra azienda e dipendente, senza vincoli di orario o luogo di lavoro. Allo smart worker, o lavoratore agile, viene garantito parità di trattamento economico, con tutela in caso di malattie professionali e infortuni.

Il telelavoro, invece, è una modalità che presuppone una postazione fissa ma dislocata dalla sede aziendale (generalmente a casa del lavoratore).

D: Qual è la normativa che disciplina il lavoro agile?

F. Casadei: La Legge 81 del 2017 “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato” tutela la salute e la sicurezza dello smart worker.

A tal proposito, durante l’emergenza (e fino al 31 luglio 2021), per favorire la fruizione del lavoro agile sono state concesse due deroghe:

  • non occorre un accordo scritto tra datore di lavoro e lavoratore circa la modalità di lavoro agile.
  • l’informativa scritta sui rischi può essere consegnata dal datore di lavoro al lavoratore in via telematica.

D: In termini di salute e sicurezza: che cosa prevede la normativa sul lavoro agile (smart working)?

F. C.: L’art. 22, “Sicurezza sul Lavoro”, della Legge 81/2017 ci dice che:

1 – Il datore di lavoro garantisce la salute e la sicurezza del lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile e a tal fine consegna al lavoratore e al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, con cadenza almeno annuale, un’informativa scritta nella quale sono individuati i rischi generali e i rischi specifici connessi alla particolare modalità di esecuzione del rapporto di lavoro.

2 – Il lavoratore è tenuto a cooperare all’attuazione delle misure di prevenzione predisposte dal datore di lavoro per fronteggiare i rischi connessi all’esecuzione della prestazione all’esterno dei locali aziendali.

Inoltre, vista la massiva fruizione della modalità “lavoro agile”, è bene precisare che, nessun dispositivo o controllo quantitativo (o qualitativo) può essere utilizzato all’insaputa dei lavoratori.

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D: Quali sono i principali rischi nel lavoro agile (Smart Working)?

F. C.: Il lavoro agile è uno strumento che permette al lavoratore di gestire con più flessibilità i tempi di lavoro, tuttavia, si presentano anche diversi rischi per la sicurezza e la salute. Soprattutto in questo ultimo anno, in cui lo smart working è stata una scelta “obbligata” e non sempre accompagnata da un corretto equilibrio salute-vita-lavoro.

Generalmente, il lavoro agile è caratterizzato dall’impiego di tecnologie informatiche e telematiche, per cui, i principali rischi sono quelli riconducibili all’uso intensivo e scorretto di videoterminali.

Infatti, la mancanza di un adeguato luogo lavorativo con postazioni ergonomiche e ben luminose, una buona organizzazione dell’orario e pause dal lavoro, sono tutti elementi che possono causare affaticamento, soprattutto visivo, disturbi muscolo-scheletrici (come dolore e rigidità a collo, schiena, spalle ecc.), stress, difficoltà a concentrarsi e nervosismo.

D: In questi ultimi mesi si è parlato molto di stress lavorativo legato al lavoro agile.

F.C.: Lo stress lavorativo è una delle cause più sentite in questo ultimo anno. In molti casi, lo smart working non è stato vissuto con un corretto work life balance. La tensione derivante dall’emergenza che stiamo vivendo, unita alla mancanza di una corretta gestione del carico di lavoro o delle responsabilità, e un rapporto più “distante” tra i colleghi e superiori, sono alcune delle cause legate allo stress lavorativo.

Questo può portare a irritabilità, insonnia, stanchezza difficile, ansia, mal di testa, depressione ecc.
Per questo è fondamentale comprendere tutti i rischi legati al lavoro agile con il videoterminale e correggere gli errori più comuni che si fanno in questi casi.

Qual è lo sbaglio più comune che si fa in smart working?

Uno degli sbagli più comuni è quello legato alla cattiva gestione del carico del lavoro in termini di tempo, non fare pause lavorative o, peggio ancora, non farle nel modo corretto.

D: Quali pause prevede il decreto 81 del 2008 per gli addetti al videoterminale? Il lavoratore in smart working ha diritto alle stesse pause e qual è il modo corretto di fare pausa?

F.C.: Certo, il lavoratore ha sempre diritto all’interruzione dell’attività con pause, ossia con un “cambiamento di attività”. Chi lavora al videoterminale, anche da casa, ha diritto a 15 minuti di interruzione ogni due ore.

In particolare, nell’art. 19 della Legge sul lavoro agile 81/2017 viene precisato che, devono essere individuati i tempi di riposo del lavoratore e le misure tecniche e organizzative per assicurare la disconnessione del lavoratore.

Lavorando in smart working al videoterminale è bene fare pausa in maniera corretta. Questo significa: evitare di restare seduti (alzarsi e fare una piccola camminata anche in casa) e non affaticare la vista con videogiochi, telefono o letture di giornali. L’ideale sarebbe alternare il lavoro al videoterminale con altri compiti che non comportino una visione ravvicinata e ci permettano di sgranchire braccia e schiena. Inoltre, distogliere lo sguardo dal monitor e rivolgerlo verso oggetti più lontani (meglio se oltre i 6 metri, come ad esempio guardare fuori dalla finestra) aiuta a diminuire l’affaticamento visivo.

D: Qualche consiglio utile su come organizzare correttamente lo spazio di lavoro?

F:C: Partiamo innanzitutto dalla postazione di lavoro, poiché molti rischi sulla salute sono legati proprio ad un’errata scelta di disposizione del piano di lavoro, arredi e fonti luminose.

Il piano di lavoro dovrebbe essere posizionato in un luogo luminoso, avere una superficie chiara (ma diversa dal bianco), non riflettente, e di dimensioni sufficienti da permettere una disposizione flessibile di schermo, tastiera e documenti.

Lo schermo del pc deve essere orientabile ed inclinabile, così da adattarsi facilmente a diverse esigenze (come evitare eventuali riflessi), e possibilmente, utilizzare un sostegno o un piano regolabile (consiglio di regolare il monitor in altezza, in modo che sia leggermente più basso degli occhi). La tastiera dovrebbe essere dissociata dallo schermo, così da consentire al lavoratore di assumere una posizione confortevole e non affaticare braccia e mani.

Lo spazio davanti alla tastiera dev’essere tale da consentire un appoggio per mani e braccia (circa 15 cm), consiglio di tenere sempre appoggiati gli avambracci durante la digitazione.

Attenzione alla posizione del corpo durante il lavoro!
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La distanza dallo schermo deve essere di circa 50-70 cm, gli avambracci devono poggiarsi sul piano per circa 10 cm, e gambe e braccia devono essere a 90°.

Per una corretta postura, l’ideale sarebbe utilizzare una sedia ergonomica. Una postura scorretta, infatti, può causare tensioni e contrazioni che a lungo termine comportano infiammazioni.

Lo schienale deve essere regolabile in inclinazione e altezza (consiglio di inclinare lo schienale da 90° a 110°), anche il sedile si deve poter regolare in altezza (in modo da poter tenere le gambe a 90°).

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